AlbumArte
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Iulia Ghita

Iulia Ghiță. HE FAILED TO SAVE THE ONE HE LOVED MOST | 12 aprile – 5 maggio 2021

a cura di Marta Silvi
Da lunedì 12 Aprile a mercoledì 5 maggio 2021

Visita privata su appuntamento fino al 26 aprile poi ingresso contingentato Secondo le regole sanitarie

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Abbiamo comunque allestito la mostra mostra personale dell’artista Iulia Ghiță dal titolo HE FAILED TO SAVE THE ONE HE LOVED MOST, a cura di Marta Silvi, da lunedì 12 aprile, non aprendola al pubblico, ma solo a visite private e di ricerca scientifica. Da lunedì 26 aprile, apre al pubblico con ingresso contingentato

Poco più di un anno fa AlbumArte diramava il comunicato di una mostra che il primo lock down avrebbe costretto poi a cancellare, relegandola nell’etere dei progetti sospesi. Il lavoro di Iulia Ghiță non si è però interrotto, bensì ha rafforzato le sue domande e arricchito la possibilità delle sue risposte, approfondendo temi e argomenti in nuce al lavoro stesso, rendendoli particolarmente aderenti alle riflessioni scaturite in questo tempo difficile e dilatato.

Così scrivevamo, inconsapevoli della tempesta che si sarebbe abbattuta di lì a poco sul genere umano: “il lavoro di Iulia Ghiță ha un forte carattere installativo, anche quando impiega il disegno e la pittura, così come la fotografia e il video. L’artista è interessata al rapporto/conflitto/tensione che si innesca tra il limite della misura umana e il tentativo di dare una forma finita a cose incomprensibili.”

Misura umana e cose incomprensibili sono il binomio caratterizzante, i due poli di tensione che generano il campo di ricerca su cui da sempre l’artista indaga e che, quest’ultimo anno con maggiore evidenza, è diventato orizzonte e limite di considerazioni quotidiane. Iulia esplora vie di conoscenza difficili da accettare come tali: sogni, rivelazioni, premonizioni, profezie, visioni. L’artista si interroga su forma e collocazione che temi sconfinati come la fiducia e la conoscenza possono assumere.

La mostra si sviluppa intorno a tre corpi di opere: due videoinstallazioni multicanale che riprendono diversi angoli della natura, LANDSCAPE2 (2017/2018) e LANDSCAPE4 (2018-20), e numerosi disegni su carta a parete che si intersecano a tratti con le stesse proiezioni, Life from herself (understood) (2016/20), Closed circle (2018-20), Untitled (2020), There was a beautiful vase at her home/the truth resides in the object, not in the word (2019).

I lavori, a prescindere dal medium impiegato, esasperano lo sguardo ammirato verso la natura circostante come una via di conoscenza alternativa all’indagine e alla pretesa di empatia. Un modo di vedere e di intendere la vita “così com’è” ritrovato successivamente dall’artista nelle teorie del filosofo svizzero Paul Häberlin, che allo stesso modo raccontava l’esistenza umana.

Oltre al progetto originario, la mostra si è arricchita di una forte componente pittorica e narrativa scaturita intorno al tema della cura, della terapia nel senso etimologico del termine, ispirata all’approfondimento di una figura cui da tempo Iulia Ghiță sta rivolgendo la sua attenzione: l’arcivescovo San Luca, al mondo Valentin Feliksovič Vojno-Jaseneckij, vissuto in territorio russo tra il 1877 e il 1961, noto per le sue importanti conquiste scientifiche nel campo medico chirurgico e per la profonda pìetas che ha accompagnato la sua vita e le sue azioni, che ispira la grande tela THEY BELIEVED THAT THE MERE TOUCH WOULD HELP THEM HEAL FROM ANY ILLNESS.

Cosa può l’arte davanti a situazioni critiche, di bisogno fisico? L’artista sembra porsi un quesito esistenziale semplice quanto fondamentale. La risposta non è ovvia né univoca e va anzi stimolata in maniera collettiva.

IN COLLABORAZIONE CON                                           

                  

           

SI RINGRAZIA


COMUNICATO STAMPA >>>

TESTO CRITICO >>>

COMPENDIO AL TESTO CRITICO scritto dai ragazzi del Corso Management per l’Arte 2020/21 Prof.ssa Marta Silvi >>>

INVITO >>>

REGOLE DI ACCESSO PER EMERGENZA COVID-19 >>>