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CHASING BOUNDARIES cap I (Tel Aviv) e II (Vilnius) | Proiezioni in loop 3 e 4 febbraio h16-20

AlbumArte presenta 

CHASING BOUNDARIES 

CAPITOLO I – TEL AVIV (2016, 15’)
CAPITOLO II – VILNIUS (2016, 35’) 

Scritti e diretti da Zaelia Bishop ed Emanuele Napolitano

Parte del ciclo AlbumArte | VideoArtForum

 venerdì 3 e sabato 4 febbraio dalle 16.00 alle 20.00 (in loop)
AlbumArte, via Flaminia 122 – Roma 

Chasing Boundaries è una serie di documentari sull’arte contemporanea orientati al superamento del tradizionale metodo narrativo e della struttura lineare e autoconclusiva in favore di una piattaforma aperta ai nuovi modi di percepire concetti ed informazioni. La serie, è stata sviluppata dagli artisti Zelia Bishop e Emanuele Napolitano con l’intento di descrivere la condizione del fare arte all’interno di un’opera che si avvicina alla video arte.  

L’obiettivo del progetto è altresì quello di raccogliere differenti voci da terre lontane, testimonianze di artisti che quotidianamente si trovano a dover operare in condizioni difficili o impossibili, riuscendo a trasformare queste esperienze in produzione artistica. Ogni intervista pone lo spettatore nella condizione di osservare frammenti di momenti naturali posti in sequenza e produrre una propria esperienza personale, non si tratta di assistere a un ritratto ideologico dei soggetti filmati ma semplicemente essere presenti ed osservare le cose mentre si svolgono.

Il primo capitolo è stato girato in Israele, dove gli artisti sono attualmente impegnati nel rispondere a questioni politiche, storiche e religiose utilizzando pratiche artistiche sperimentali e dinamiche. Ogni intervista è allacciata ad immagini di vita cittadina e scenari naturali, per sottolineare il rapporto tra arte, vita, forze naturali e condizione umana. Gli artisti intervistati nel corso della serie di Chasing Boundaries sono specificamente impegnati nel processo di riprogrammazione e rielaborazione del concetto di pratica artistica, occupandosi di ciò che costituisce l’immagine contemporanea e ciò che il contemporaneo è in grado di produrre. Il video è stato selezionato all’interno del Short Film Corner – Festival del Cinema Di Cannes 2016.
Artisti intervistati: Meital Katz Minerbo, Eyal Yehuda, Gal Weinstein, Assaf Abutbul, Maya Attoun, Nivi Alroy.

Il secondo capitolo è stato girato in Lituania. In questa seconda produzione, realizzata grazie anche al sostegno del Lithuanian Culture Institute e co-prodotta da AlbumArte, che seguirà anche i prossimi capitoli dell’intero progetto, Bishop e Napolitano sono impegnati a intervistare artisti di base in Lituania coinvolti nel ripensare il contemporaneo, dalla modalità con cui esprimerlo a ciò che esso è in grado di produrre.
Artisti intervistati:  Laima Kreivytė, Julijonas Urbonas, Deimantas Narkevičius, Živilė Minkutė, Mindaugas Navakas, Linas Jusionis, Antanas Šnaras.

 

Chasing Boundaries di Paola Ugolini 

« Chasing boundaries” ovvero cercare di definire, intrappolare e inseguire i labili e mutevoli confini geografici di quei pezzi di mondo, che a causa della loro storia, continuano a subire i contraccolpi del passato o le incertezze di un future mutevole.
Zaelia Bishop e Emanuele Napolitano sono due video-artisti romani che hanno deciso di realizzare un prodotto ibrido, suddiviso in svariate tappe, ovvero un “in between” fra opera narrativa e documentario, con cui raccontare, attraverso gli occhi e la sensibilità degli artisti, le conquiste sociali e politiche di realtà complesse e fragili come quelle di Israele e di Vilnius in Lituania. Il paesaggio semi-desertico e arido di Israele sfila come una quinta teatrale dai finestrini della macchina, il cielo azzurro e le colline basse si alternano al caos del traffico cittadino e gli artisti, scelti fra già consolidati ed emergenti, come novelli Virgili, accompagnano Zaelia ed Emanuele alla scoperta di una realtà complessa e affascinante. Meital Katz Minerbo, Eyal Yehuda, Gal Weinstein, Assaf Abutbul, Maya Attoun e Nivi Alroy sono gli artisti intervistati che raccontano come quotidianamente devono fare i conti con una realtà difficile, fortemente politica, una realtà fatta anche di frontiere che avanzano, di muri che separano, di morte e di violenza ma anche pulsante del desiderio di vita e di libertà che solo le società giovanissime sembrano ancora avere con quella preveggenza, talvolta fastidiosa, che solo gli artisti posseggono. Uscire dai confini della nostra piccola Italia per confrontarsi con delle realtà diverse è stato ovviamente l’impulso primario che ha spinto i due autori ad intraprendere il viaggio in questi luoghi apparentemente difficili e poi anche l’idea di poter realizzare una mappa fatta di città molto lontane fra loro e poco esplorate dal mondo dell’arte contemporanea, per avere una visione diretta, senza il filtro del Museo o del curatore, quindi più spontanea e senza glamour, della pratica atistica in questi territori di confine. Dopo Israele la seconda tappa è Vilnius la capitale della Lituania, diventata indipendente dal 1991 quando l’URSS si è frantumata e i vari stati che forzosamente coesistevano hanno reclamato la loro indipendenza. Il girato si apre con il traffico di una higway per poi continuare con la studio visit ad una delle artiste femministe del gruppo Coolturistas che attraverso il loro lavoro cercano di sensibilizzare la società sulle profonde ineguaglianze che ancora persistono soprattutto nei confronti delle donne artiste e dei gruppi omosessuali. Anche le Coolturistas, come le artiste femministe italiane, lavorano attraverso la decostruzione del linguaggio e la body art. Deimantas Narkevicius illustra come per un artista la situazione sia cambiata dopo il 1991 quando finalmente è stato possibile viaggiare e quindi ad accedere a conoscenze diverse rispetto a quelle di regime. Anche argomenti considerati tabù come la sessualità sono diventati, per la generazione più giovane di artisti, terreni di indagine inesplorati da scandagliare anche con una certa dose di ironia. Ritorna sempre in tutti gli incontri il senso di deprivazione vissuto durante gli anni del blocco sovietico, l’impossibilità di sapere cosa succedeva oltre cortina e la sete di informazione, di vedere, di poter ammirare i capolavori del Rinascimento italiano dal vivo e non solo attraverso le immagini di qualche libro d’arte approvato dallo Stato. Questa di Vilnius è quindi la seconda tappa di un viaggio più lungo in cui gli autori, sospendendo il giudizio, traccino la geografia di un mondo in costante mutazione ».

Chasing Boundaries VilniusChasing Boundaries Vilnius (still)

Vilnius, una città che vive di Cristina Cobianchi 

Nel giugno del 2015, AlbumArte è stato invitato a Vilnius dall’Istituto di Cultura del Ministero della Repubblica della Lituania, un giovane Paese che pensa di investire per il proprio futuro attraverso la cultura e l’arte, anche contemporanea. Arrivando in quella bellissima ed elegante capitale ho percepito subito un grande fermento e ammirato la presenza attiva di moltissimi giovani. Erano giovani i direttori dei musei, il pubblico dei teatri, delle mostre e chi dirigeva spazi indipendenti come il nostro, perché lì quella che è quasi sparita è la mia generazione, che nella vecchia e assopita Europa occidentale, invece, ancora ricopre spudoratamente tutte le cariche che contano.
Non solo ci hanno invitato, ma ci hanno preparato un’agenda fittissima di appuntamenti con artisti e rappresentanti della cultura locale. A ogni appuntamento gli interlocutori si dimostravano molto interessati, ci spiegavano dettagliatamente il loro lavoro e il loro punto di vista, mettendoci al centro della loro massima attenzione. Gli incontri con gli artisti sono stati particolarmente ricchi e appassionanti, ecco perché ho subito pensato che Vilnius sarebbe potuto essere un affascinante ed esaustivo capitolo di Chasing Bounderies, il lavoro che gli artisti romani Zaelia Bishop e Emanuele Napolitano, stavano portando avanti e che avevamo presentato pochi giorni prima ad AlbumArte, proiettandone il primo capitolo che riguardava la scena artistica israeliana. Chasing Bounderies è un progetto secondo me molto stimolante, perché oltre ad essere qualcosa che va al di là del documentario, del video e del film d’artista, offre una preziosissima testimonianza della scena artistica dei Paesi che per la normale accezione  dell’approccio al mondo dell’arte, sono meno conosciuti. Quello che trapela da questo capitolo dedicato a Vilnius, è che gli artisti intervistati, che rappresentano oggi i soggetti più interessanti della scena artistica lituana, alcuni anche a livello internazionale, sono artisti strutturati, ben preparati, interessati, appassionati, recettivi, curiosi. Il Paese, indipendente solo dal 1991, ha ancora viva la memoria del proprio passato prossimo e del passaggio difficile e relativamente veloce alla libertà intellettuale e artistica. Il lavoro della generazione che nel ‘91 era già adulta, testimonia quella realtà, le speranze e le differenze tra prima e dopo. Gli artisti più giovani quasi mai ne parlano direttamente nelle loro opere, sono andati avanti, ma alcuni ne mostrano tracce delicate, ma indelebili e siccome queste tracce sono state recepite come gli adulti attraverso i loro racconti le hanno passate a loro, che erano bambini o adolescenti, spesso sono tracce che si trasformano in qualcosa di onirico o in archetipi fondamentali, anche nostri, del secolo breve. Essere coinvolti e affiancare Bishop e Napolitano in questa impresa è stato per noi un grande arricchimento, un impegno che abbiamo deciso di portare avanti per tutti i capitoli, come loro li chiamano, di Chasing Bounderies, che continuerà in altre città dove esista un fermento artistico vitale, mediante un dialogo aperto e uno scambio fertile e dinamico, che passa attraverso la visione degli stessi artisti.