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AlbumArte presenta ‘Donne (non più) anonime’ – confronto sul femminicidio | 24 e 26 novembre 2016

CON IL PATROCINIO DI
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Albumarte presenta

Donne (non più) anonime – confronto sul femminicidio
a cura di Daniela Trincia 

AlbumArte, giovedì 24 e sabato 26 novembre 2016 alle ore 19.00 

Due momenti di confronto e dibattito tra professionisti che attraverso le loro esperienze lavorative analizzeranno una delle piaghe più detestabili del nostro secolo: il femminicidio. 

Intervengono: Sara Allegrucci, Andrea Bernetti, Luisa Betti, Caterina Boccardi, Matteo Bolognese, Teresa Dattilo, Giuseppe Esposito, Ursula Franco, Silvia Giambrone, Giacomo Grifoni, Francesca Guerisoli, Maria Francesca Palermo, Flavia Posabella, Clara Tosi Pamphili

Il progetto si avvale del patrocinio gratuito dell’Assessorato alle Pari Opportunità del Municipio II di Roma Capitale.

Nonostante il recalcitrare (addirittura a partire dall’utilizzo del termine) di gran parte della collettività, compresa buona parte di chi amministra i diversi Paesi, nel riconoscere l’esistenza di quella che, senza tema, si può definire una piaga, il femminicidio esiste.
Ognuno poi, per sana pace della propria coscienza o per indifferenza o per incapacità, può più o meno riconoscerne la persistenza.
Ma il risultato non cambia: il femminicidio è una realtà. Ed è una realtà attuale.

Chi ancora si nasconde dietro altre definizioni, come uxoricidio, a dire il vero continuamente fatica a riconoscere che l’atto di violenza è perpetrato da un uomo nei confronti di una donna proprio in quanto donna, è cioè un atto di violenza di genere puntualmente indirizzato verso la donna perché donna.
Partendo da questo assunto, che deve essere introiettato, metabolizzato e dato per assodato, si genera la necessità di parlarne sempre più diffusamente, affinché pian piano e con costanza, si attivi una maggiore informazione, coscienza e consapevolezza, per generare un profondo cambiamento culturale, che dovrebbe porre le proprie basi in una rinnovata educazione sentimentale.

Perché il titolo Donne (non più) anonime?
Perché accade tuttora che quando i media forniscono la notizia di un nuovo episodio di femminicidio, spesso non menzionano neanche il nome della donna uccisa, ma è nominata come “categoria”, come funzione, come ruolo che socialmente le viene assegnato: la moglie, la fidanzata, la compagna, sottacendo che le donne sono persone, togliendo ancora e di nuovo dignità a quella donna la cui vita è stata violentemente interrotta per mano di un uomo, incapace di gestire i propri sentimenti e le proprie emozioni.
Perché, altrettanto spesso, queste donne, pur portando sul loro corpo le tracce della violenza quotidiana che ogni giorno subiscono, agli occhi di molti sono donne come tutte le altre, anonime appunto, senza segni particolari.
Sono donne che possono trovare eventuale sostegno, se trovano il coraggio di parlare, di confidarsi, solo da parte di chi conosce e condivide la stessa condizione.
Solamente attraverso il confronto, il tentativo di individuarne le cause al fine di correggerne gli effetti, queste donne cesseranno di essere anonime, riconquistando la dignità a loro dovuta.

Il 25 novembre è la data indicata dalle Nazioni Unite come la Giornata Mondiale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne. In quella giornata si concentrano tutte le iniziative possibili per aprire riflessioni e dibattiti. Però alla mezzanotte del 25 novembre, tutto tace (anche se quest’anno, è necessario ricordarlo, per il 26 novembre è in calendario a Roma la Manifestazione Nazionale #NonUnaDiMeno). Invece, è necessario parlarne, e parlarne tanto e ancora. Per questo motivo nello spazio dell’associazione culturale indipendente e no profit di AlbumArte diretto da Cristina Cobianchi se ne parlerà prima e dopo, se ne parlerà il 24 novembre e il 26 novembre, dalle ore 19.00, sperando che qualcuno continui poi a parlarne anche il 27, il 28, il 29 …

A parlarne, con la fondata finalità di aprire un reale confronto il più allargato possibile, saranno altre donne, ma anche uomini, che, nella loro vita, sono entrati in contatto e svolgono professioni che, in maniera differente, afferiscono in qualche modo alla violenza contro le donne fino al femminicidio, osservato nei suoi aspetti più diversi, gli stessi eterogenei aspetti della vita di ogni individuo.
Una disamina, quindi, a largo spettro, perché gli atti di violenza sulle donne si esprimono nelle forme più disparate che (ed è proprio il caso di dirlo), per nostra fortuna, non sempre trovano sfogo nel femminicidio, ma che ugualmente sono tutti riconducibili a quell’idea di fondo: la superiorità maschile nei confronti di quella femminile accompagnata dall’idea del possesso. E quando, invece, sfociano nel femminicidio, sono atti brutali, efferati, truculenti, carichi di intensa furia: testa fracassata col martello (Loretta Gisoni, 54 anni, Laveno Monbello, Varese), corpo sventrato da innumerevoli coltellate (Elisa Pavarani, 39 anni, Parma), cosparsa di benzina e arsa viva (Sara Di Pietrantonio, 22 anni, Roma). Allorquando, invece, sopravvivono alla brutalità maschile, come è accaduto a Chiara Monda Insidioso, 19 anni, Roma, ridotta a stato di minima coscienza per i calci e pugni sferrati dal fidanzato, la loro vita è completamente sconquassata.

Parlarne affinché definitivamente si comprenda che non è un gesto improvviso, che non è un raptus, non è un accecante scatto d’ira né di passione. Delitto passionale è infatti l’ossimoro maggiormente utilizzato: come se in un delitto ci possa essere passione, e chi uccide, “colto da un raptus di gelosia, perde la testa, pazzo di rabbia”, così negli articoli di giornale, certamente non lo fa per amore, ma perché non riesce a concepire la donna fuori della funzione che l’assassino le assegna.
Addirittura c’è chi tenta di rubricare la violenza sulle donne come una patologia, alibi perfetto per non indagare e ragionare sulle origini culturali della violenza sulle donne, di frequente risultante da un’incapacità di gestire i sentimenti e dal non accettare un abbandono, frutto della cultura del possesso e della sopraffazione. E, altrettanto di frequente, nella cronaca alla vittima è sempre assegnata una colpa (lo voleva lasciare, voleva divorziare) che, per certi aspetti, va ad assolvere l’assassino. Si comprenda, quindi, che si deve partire dal linguaggio, nella più ampia accezione del termine, verbale ma anche e forse soprattutto quello non verbale: è il linguaggio che articola i pensieri, e i pensieri modificano gli atteggiamenti, e si abbattono i luoghi comuni e gli stereotipi.

Parlarne affinché si smetta di pensare che le violenze siano correlate all’età, o al censo, o all’appartenenza a un’area depressa, o alla formazione scolastica. Anche una semplice e veloce ricerca in rete dimostra che per questi maltrattamenti, fino all’omicidio, non esiste età, né ceto sociale, né geografia, né categoria: il dermatologo o l’avvocato come la guardia giurata o il broker, in una grande città quanto in un paesino, al sud come al nord, il ventenne come il settantenne, tutti possono essere possibili maltrattanti e assassini.
Parlarne perché i maltrattanti e gli assassini sono (il più delle volte) il risultato della non accettazione della fine di una storia sentimentale: è pressoché sempre correlato che l’abbandonato è l’assassino e l’abbandonante è la vittima. E che, altrettanto spesso, alla base c’è il distorto fattore culturale duro ad essere smantellato, strettamente correlato a quello che è stato definito privilegio maschile (Pierre Bourdieu) che ogni uomo deve affermare di continuo.
Parlarne per mettere in luce gli aspetti correlati al femminicidio, che molte volte non sono considerati, come le vittime della violenza assistita, cioè quelle vittime costrette a essere testimoni della violenza sulla madre, e bambini orfani per l’uccisione da parte del padre o di un altro uomo, delle loro mamme o a volte anche orfani di padre, se quest’ultimo si è suicidato dopo aver ammazzato la compagna, oppure orfani di madre con l’altro genitore non di rado in carcere.
Ad oggi si contano oltre 1.600 orfani per femminicidio.

Parlarne perché è sempre più evidente che le sole campagne non sono più sufficienti come deterrenti. Ché le cause composite, oltre ad essere individuali, sono altresì sociali. Diventano, pertanto, fondamentali, oltre al supporto della famiglia, quello di tutte quelle istituzioni che concorrono all’educazione pure sentimentale e a una migliore gratificazione individuale in relazione all’autostima personale e all’affermazione sociale della singola persona.

Parlarne perché solamente uscendo da una dimensione privata, si può dar vita a una comunità coesa e attiva che, attraverso azioni congiunte e largo impegno quotidiano, consentirà ad ampliare la sensibilità nonché quel cambiamento socio-politico e, soprattutto, culturale necessario a sconfiggere la piaga strutturale del femminicidio.

Daniela Trincia

* Immagine | Gruppo di donne, Murale, 2012 – via dei Sardi, Roma. facebook.com/muralecontroilfemminicidio. Foto: Giorgio Benni

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PROGRAMMA DELLE GIORNATE

Giovedì 24 novembre 2016 | sulla comunicazione

Saluti Cristina Cobianchi, presentazione Daniela Trincia
Luisa Betti, giornalista | La narrazione del femminicidio
Francesca Guerisoli, critica d’arte | Arte e femminicidio: note dagli anni Settanta a oggi
Silvia Giambrone, artista | Il linguaggio violento degli oggetti
Clara Tosi Pamphili, storica e critica della Moda e della Arti Applicate | L’immagine femminile nella moda come luogo della rappresentazione del corpo
Caterina Boccardi, scrittrice/attrice | “E quindi?!”: un episodio drammatico. Quello che spinge una donna dopo aver subito violenze psicologiche
Sara Allegrucci – Matteo Bolognese, attori | “Ad occhi chiusi”: un percorso introspettivo sulla violenza. Dalla realtà alla finzione

Maria Francesca Palermo, avvocato penalista | Femminicidio: necessità di qualificare alcuni omicidi di donne come violenza di genere
Conclusioni Daniela Trincia, saluti Cristina Cobianchi

Sabato 26 novembre 2016 | sulla violenza

Saluti Cristina Cobianchi, presentazione Daniela Trincia
Teresa Dattilo, psicologa psicoterapeuta | L’intervento con le vittime di violenza
Ursula Franco, medico criminologo | Il femicidio* è un delitto annunciato (*femicidio è il termine criminologico)
Maria Francesca Palermo, avvocato penalista | Femminicidio: inconsapevolezza della violenza subita
Giacomo Grifoni, psicologo psicoterapeuta | Il lavoro con l’autore di violenza. Una sfida possibile
Andrea Bernetti, psicologo psicoterapeuta | L’esperienza dei CAM. Uno spazio per il cambiamento
Giuseppe Esposito, psicologo psicoterapeuta | La doppia violenza sulle donne Rom: tra l’invisibile e il dimenticato
Flavia Posabella, psicologo psicoterapeuta | Amore violento. Conseguenze sui figli
Conclusioni Daniela Trincia, saluti Cristina Cobianchi

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Sara Allegrucci – Matteo Bolognese: attori. Interpreti dello spettacolo teatrale itinerante Ad occhi chiusi, tratto dall’omonimo romanzo di Gianrico Carofiglio (Sellerio, 2003), ideato e diretto da Carlo Fineschi e presentato dall’Associazione Culturale L’Albatro. L’Associazione ha deciso di produrre lo spettacolo per il tema che affronta: la violenza sulle donne. Immergendo lo spettatore completamente nella storia, facendogli vivere in prima persona questa realtà, attraverso le psicologie del carnefice e della vittima.

dott. Andrea Bernetti: psicologo, psicoterapeuta e formatore, iscritto all’Ordine degli Psicologi del Lazio. Lavora a Roma ed è Presidente e socio fondatore del Centro Ascolto Uomini Maltrattanti di Roma (CAM Roma), nonché di altri progetti rivolti alla genitorialità e in particolar modo alla paternità. Esperto nel lavoro con i gruppi, realizza corsi di formazione sulle competenze comunicative e relazionali, team building, supervisione e gruppi di psicodramma, social dreaming e altri giochi per scoprire un modo diverso di stare in relazione e di conoscersi.

Luisa Betti Dakli: giornalista professionista esperta di diritti umani, violazioni e discriminazioni su donne e minori; è autrice della piattaforma d’informazione DonnexDiritti; scrive su giornali italiani (per il Manifesto cura da anni il blog Antiviolenza del giornale online; è presente 27esimaora del Corriere della Sera; per Pagina99 ha curato il blog Donne99) e internazionali (East). Per Rainews24 ha realizzato Il carcere sotto i tre anni di vita un video-inchiesta sui bambini con le mamme detenute. Fa parte di Articolo 21 per la libera informazione ed è una delle prime giornaliste in Italia ad aver affrontato e scritto su femmicidio/femminicidio, battendosi per far adottare linee di condotta corrette nelle redazioni e nel linguaggio comune.

dott.ssa Teresa Dattilo: psicologa psicoterapeuta. Presidente Associazione Donna e politiche familiari. Esperta di violenza sulle donne e minori. Responsabile di progetti di prevenzione alla violenza nelle scuole, di progetti di formazione ad operatori sociosanitari, supervisione clinica e gruppi di sostegno alle vittime. Responsabile del primo progetto su scala nazionale rivolto agli autori di violenza.

Caterina Boccardi: spazia dall’acqua, alla scrittura, al teatro passando per la televisione e per il cinema, con entusiasmo e passione. Dopo la laurea in Scienze della Comunicazione ha conseguito un Master in PNL (Programmazione neuro Linguistica). Ha sempre fatto della comunicazione uno stile di vita. Autrice del romanzo E Quindi?! (edizioni Alter-Ego), dove per l’intera narrazione ci si trova immersi nell’acqua, uscirà a breve con il suo secondo romanzo, dove riappare l’elemento dell’acqua. 

dott. Giuseppe Esposito: psicologo psicoterapeuta familiare sistemico relazionale. Terapeuta di gruppo. Esperto immigrazione. Esperto Rom, Sinti e Camminanti. Vice presidente Ermes Cooperativa Sociale Onlus. Cofondatore Associazione Psicoterapia PHILOS Onlus.

dott.ssa Ursula Franco: medico criminologo. Laureata all’Università degli Studi di Pisa, ha conseguito un Master in Scienze Forensi con il prof. Francesco Bruno all’Università La Sapienza di Roma. È stata ricercatrice clinica per l’Università degli Studi di Siena, di Pisa e di Buffalo, New York. Ha svolto attività di medico di base nella Casa di Reclusione Isola di Gorgona (Livorno) per il Ministero di Grazia e Giustizia. Dal luglio 2016 è consulente della difesa di Daniel Petru Ciocan e Cristina Ciocan accusati dell’omicidio di Maria Ungureanu; dal febbraio 2015 è consulente della difesa di Michele Buoninconti accusato dell’omicidio di sua moglie Elena Ceste.

Silvia Giambrone: artista nata ad Agrigento che vive a Roma. Lavora con video, installazione, scultura, performance, suono. La sua ricerca è incentrata sulla relazione tra corpo, linguaggio e potere con attenzione ai discorsi sul genere. (http://www.silviagiambrone.com/)

dott. Giacomo Grifoni: psicologo psicoterapeuta. Ordine Psicologi della Toscana. Responsabile Formazione Centro Ascolto Uomini Maltrattanti di Firenze. Autore di Non esiste una giustificazione. L’uomo che agisce violenza domestica verso il cambiamento (Romano Editore di Firenze, 2013), ripubblicato dalla Franco Angeli col titolo L’uomo maltrattante. Dall’accoglienza all’intervento con l’autore di violenza domestica. (www.giacomogrifoni.it)

Francesca Guerisoli: critica d’arte. Docente dal 2009 di Arte e Architettura e Linguaggi della Fotografia presso l’Università di Milano-Bicocca, svolge da sempre una ricerca sul rapporto dell’arte con la dimensione sociale e politica e l’arte negli spazi pubblici. Diversi sono i progetti da lei realizzati, tra cui quello di aver portato in Italia, in diversi sedi di Milano, Zapatos Rojos (2009). Tra le sue pubblicazioni, il recente volume Ni una más. Arte e attivismo contro il femminicidio (postmedia books, 2016).

avv. Maria Francesca Palermo: avvocato penalista volontaria del Telefono Rosa dal 1990. Opera da molti anni in campo civilistico e in particolar modo nel settore relativo al diritto di famiglia. Col Comune di Roma ha partecipato a diversi progetti tra cui La Bottega del Diritto e La Porta del Diritto. In qualità di docente, tiene dei corsi per il Telefono Rosa per avvocati.

dott.ssa Flavia Posabella: psicologa psicoterapeuta familiare sistemico-relazionale; docente universitario di psicologia generale e dell’età evolutiva. Esperta in famiglia, coppie, adolescenti, bambini. CTU del Tribunale Civile di Roma. Vice Presidente dell’Associazione Philos La.Fat.in.a. Onlus che promuove e interviene nei processi di crescita del bambino.

Clara Tosi Pamphili: storica e critica della Moda e della Arti Applicate. Ideatrice del progetto A.I.artisanalintelligence. Curatrice di eventi e mostre di costume e di moda. Analizza il territorio cercando espressioni artistiche e artigianali da promuovere e supportare in collaborazione con le istituzioni, i musei, gli spazi non convenzionali. Scrive su Artribune e Marie Claire.

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Riferimenti

– Associazione Centro di Ascolto Uomini Maltrattanti onlus |  www.centrouominimaltrattanti.org,
3398926550.
– Telefono Rosa onlus – Centro di Orientamento dei diritti della Donna | www.telefonorosa.it3383704558, 06 37518282.
– Donne e politiche familiari onlus | www.donnaepolitichefamiliari.org06 68809550
– 1522: numero di pubblica utilità per il contrasto del fenomeno della violenza intra ed extra familiare a danno delle donne.

 

Elenco Centri Antiviolenza Roma aderenti alla Rete Nazionale Antiviolenza 1522 e all’Associazione nazionale Dire (Donne In Rete contro la violenza). Fonte: Dipartimento per le Pari Opportunità

ASSOLEI Sportello Donna Onlus | via Benedetta, 28 – 00153 Roma (RM), 065809363, www.assolei.it , info@assolei.it

Centro Antiviolenza del Comune di Roma | via di Torre Spaccata, 157 – 00169 Roma (RM), 0623269049
centroantiviolenza.comuneroma@virtusitalia.it

Centro Donna LISA – Associazione donna in genere | via Rosina Anselmi 41 – 00139 Roma (RM), 0687141661, www.centrodonnalisa.itinfo@centrodonnalisa.it

Differenza Donna | via Flaminia, 43 – 00196 Roma (RM), 066780537 www.differenzadonna.it , d.donna@differenzadonna.it

Differenza donna – Centro Prov.le «Maree» | via Monte delle Capre 23 – 00100 Roma (RM) – Posti letto: 10, 066535499, centromaree1@tiscali.net

Differenza donna – Centro Prov.le per donne che non vogliono subire violenza | viale di Villa Pamphili, 100 – 00165 Roma (RM) – Posti letto: 8, 065810926, ceproant@tiscalinet.it

NO.DI «I Nostri Diritto» | via Borgo Pio, 15 – 00193 Roma (RM), 066833688 , associazionenodi@hotmail.it

Servizio accoglienza ed ascolto per donne in difficoltà della Casa Internazionale delle donne di Roma | via della Penitenza, 37 – 00165 Roma (RM), 0668809502, www.casainternazionaledelledonne.org sportellocidd@yahoo.it

Servizio antiviolenza SOS donna h24 del Comune di Roma | via Statilio Ottato, 33 – 00175 Roma (RM)
Telefono: 06 71077015, www.sosdonnacomuneroma.org

Sportello di Consulenza Giuridica C.O.D.I | via della Lungara, 19 – 00165 Roma

Sportello Donna San Camillo co Ospedale San Camillo | circonvallazione Gianicolense, 87 – 00152 Roma (RM), 0658703216, www.befreecooperativa.org/sportellodonna , sportellodonna.sancamillo@gmail.com

Sportello Donna – Ambulatorio Ospedale S. Gallicano | via delle Fratte di Trastevere – Roma (RM), 0658543690

Telefono Rosa | viale Mazzini, 73 – 00195 Roma (RM), 0637518261, www.telefonorosa.org, telefonorosa@alice.it

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